Conoscere la morte per apprezzare la vita. Un messaggio forte quello espresso dall’ultima fatica letteraria di Francesco Sepioni, medico umbro che, in un testo di grande impatto emotivo, dal titolo: “Al confine con l’aldilà. Esperienze di premorte narrate da un medico d’emergenza”, racconta le storie di coloro che vengono strappati alla morte grazie ai miracoli della scienza.
Le vicende narrate, e debitamente documentate, riguardano anche pazienti conosciuti e assistiti dallo stesso autore. Persone “clinicamente decedute”, per alcuni secondi o minuti, e tornate nuovamente a vivere (dopo un arresto cardiaco o il coma) e a parlare del loro insolito faccia a faccia con la morte, fatto di incontri con esseri di luce, visioni angeliche e indescrivibili sensazioni di benessere e felicità.
L’opera ci proietta, così, in un lungo e avvincente viaggio verso l’ignoto, alla scoperta di cosa accade dopo il trapasso: evento ancora sconosciuto e avvolto nel mistero, nonostante millenni di religioni e filosofie tese a spiegarlo, analizzarlo e renderlo più sopportabile o, perlomeno, accettabile.
Come si legge tra le pagine del libro, la nostra civiltà si è dimenticata della morte. Invece di considerarla come la fine naturale di un ciclo biologico, la si vede come una tragedia da esorcizzare e allontanare il più possibile.
Ma più si prova a scacciarla, più questa ritorna sotto mentite spoglie. Angoscia e depressione, infatti, sono spesso generate da una cultura che ha abbandonato la spiritualità e che considera la morte come il termine della vita materiale, l’unica cosa che conta per gli uomini del nostro tempo.
Ma soffocare la sfera spirituale e togliere spazio alle emozioni accresce ancora di più la paura e il tormento.
Al confine con l’aldilà, al contrario, spezza la catena perversa della paura di morire, mostrando le storie di chi si è trovato, anche per poco, dall’altra parte, in una dimensione di luce ed eternità.
I racconti di chi ha vissuto le cosiddette esperienze di premorte (NDE), avvicinano il lettore a un evento che non viene visto come la fine di tutto, ma come un inizio.
Non a caso, nel libro, la morte viene definita come “la porta d’ingresso per l’eternità”, “un passaggio verso l’infinito”, “la corsia preferenziale per incontrare Dio”.
Chi torna indietro dalla morte, cioè da uno stato comatoso o di arresto cardiocircolatorio, non è più lo stesso: cambia la prospettiva di guardare alla vita, non più incentrata sul sé, ma sull’altro, in un dono d’amore, perpetuo e gratuito.
Il prima non ha più importanza, soldi e beni materiali passano in secondo piano. Quella beatitudine e quella luce godute, anche solo per pochi secondi, nell’altra dimensione (l’aldilà), continuano a splendere per sempre, una volta tornati sulla Terra.
Tuttavia, Al confine con l’aldilà non è solo un’opera che abbraccia la spiritualità. I vari capitoli vanno oltre e si spingono in un ambito molto più scientifico, dove il dottor Sepioni, grazie a esperienza, studi e ricerche, cerca di dare una spiegazione logica a domande ancestrali che ci attanagliano da secoli: l’anima coincide con la coscienza? Si trova nel cervello? Dove va dopo che ha lasciato il corpo?
Se da un lato, la religione e i testi biblici ribadiscono che l’anima è la dimora della vera vita, questo concetto non è poi così scontato per i ricercatori.
Tra le righe, il lettore non troverà una risposta definitiva, ma degli spunti utili a dissipare i molti dubbi che ancora circondano l’esperienza della morte.
Fisica quantistica e campi di energia che mai si crea, né di distrugge, squarciano il mistero del fine vita, che, nel saggio di Sepioni, si trasforma nell’inizio di un’altra vita, dandoci una nuova speranza, per guardare con fiducia a tutto ciò che ci avvicina al morire, come la malattia terminale o la vecchiaia.
Muoiono anche i più giovani e i bambini, purtroppo, e il libro racconta anche le loro esperienze di premorte e post-morte. Storie di infinita dolcezza, dove l’Amore prevale sempre su tutto.
In un momento i cui gli scienziati studiano il DNA della medusa che non muore mai, Al confine con l’aldilà ci sprona a riflettere su un evento, la morte, che invece di annientarci, ci rigenera e ci fa rinascere nell’immortalità dello spirito.
Vivere senza paure, dunque, è il significato ultimo di questo saggio, affinché il nuovo inizio segnato dal morire ci porti verso un mondo di luce e non di tenebra.
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