Un romanzo tridimensionale sull’amore. Potremmo definire così l’opera narrativa di Robert Paglier, un lungo racconto sui diversi volti dell’amore che prende spunto da una storia vera. Vero è il contesto, lo splendido paesaggio della Puglia, con i suoi porti, le spiagge e il suo mare cristallino, veri sono anche personaggi e le loro emozioni. Di finto, ci sono solo i nomi, fittizi, per scelta dell’autore e per tutelare la privacy dei protagonisti. La Forza dell’Amore, che avrebbe potuto anche intitolarsi “ Il Miracolo dell’Amore”, analizza, con stile melodrammatico, le vicende esistenziali e sentimentali di due personaggi chiave: Ginevra e Romualdo.
Lei, studentessa universitaria 22 enne piena di sogni e di ambizioni, lui, 50 enne con un matrimonio in crisi. I due si incontrano per caso per le strade di Lecce, mentre Ginevra passeggia assieme alla madre Costanza, che in realtà è una lontana cugina di Romualdo. Tra quest’ultimo e la bella Ginevra è amore a prima vista. La fiamma della passione li travolge inaspettatamente fino a farli fuggire insieme, in uno scenario che ricorda la classica “fuitina”… Il tutto accade sotto lo sguardo furente di Costanza, un’ ex emigrante desiderosa di avere il meglio per le sue due figlie.
Costanza è l’emblema della madre autoritaria e possessiva, della donna che scambia l’amore materno con l’autoritarismo e il possesso. La sua violenza si manifesta più volte nel romanzo, fino al punto da spingerla ad assoldare due sicari che picchiano a sangue Romualdo aiutandola a riportare a casa la figlia perduta. Il rapporto conflittuale tra Ginevra e la madre sembra anche avere un’influenza negativa sulla ragazza, che di lì a poco viene colpita da un cancro. L’autore riesce così a sottolineare la stretta correlazione tra le emozioni e la salute del corpo. Se quelle negative fanno ammalare, allora quelle positive fanno anche guarire. E cosa c’è di più bello e positivo dell’amore? Probabilmente nulla, né il materialismo, né l’edonismo, né l’interesse personale.
Tutti temi che l’autore riesce a trattare durante la narrazione dedicata alle tribolazioni dei vari personaggi. La vittoria e la forza dell’amore vengono esibite anche attraverso silenzi e tradimenti, come quelli che intercorrono tra Romualdo e la moglie Lucilla, emblema delle coppie moderne che, incapaci di concepire l’amore vero, si rassegnano a mettere in scena una finzione o una parvenza di famiglia utile a salvare almeno le apparenze. Ma “al cuor non si comanda”, recita un vecchio detto e i due coniugi si trovano, rispettivamente, a tradirsi con dei nuovi partner: Romualdo con Ginevra e Lucilla con il migliore amico di Romualdo.
Lo scenario, in questo caso, più che tridimensionale, diventa quadrimensionale, ma la presenza dell’amante di Lucilla è molto sfumata, riuscendo a puntare l’attenzione sul triangolo amoroso che ha per protagonisti lei, il marito Romualdo e la giovane Ginevra. Lucilla tenta addirittura di riconquistare il marito seducendolo con delle acrobatiche notti di sesso. Proprio perché analizza i diversi aspetti dell’amore, il romanzo non risparmia nulla al lettore, nemmeno un sottile e raffinato erotismo che fa da sfondo agli amplessi e alle passioni dei protagonisti.
L’amore dunque come sesso, passione, innamoramento, come relazione tra marito e moglie, come tradimento, come rapporto tra genitori e figli, ma anche come donazione di sé e come salvezza da mali estremi e da estreme conseguenze. In tal senso, Romualdo assume un triplice ruolo per Ginevra, non solo amante, ma anche padre della bambina che avranno insieme e salvatore della ragazza per ben tre volte: dallo scooter che stava per investirla il giorno del loro primo incontro per le strade di Lecce e dal cancro che la colpisce per ben due volte e sempre dopo un violento dissidio con la madre Costanza. Un romanzo, dunque, che esplora a 360 gradi i grandi dilemmi della vita legati all’amore e alle scelte inspiegabili che, a volte, questo sentimento ci spinge a compiere.
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